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Il capitano Achab, Moby Dick
e la Corona Ferrea
Giacomo Correale Santacroce



  Il capitano Achab
  Il capitano Achab con la Corona Ferrea
Ho cominciato a mettere in atto una mia convinzione: che i libri dovrebbero essere letti due volte per essere capiti veramente. Sono partito con una lettura fatta qualche decennio fa: Moby Dick di Herman Melville, che stanno all'America come la Divina Commedia e Dante stanno all'Italia. Ed ecco che a pagina 242 il capitano Achab, il cui unico scopo è quello di uccidere Moby Dick, il capodoglio bianco che gli ha strappato una gamba (sa e non sa che sta sfidando il leviatano, il potere assoluto di Dio contro il quale l'essere umano nulla può), dopo aver acceso gli animi della ciurma all'impresa impossibile, si siede sul castello di poppa della baleniera e così medita osservando il tramonto sul mare (traduzione di Cesare Pavese):

"Laggiù sull'orlo della tazza sempre colma, le acque tiepide si arrossano come il vino. La fronte dorata scandaglia l'azzurro. II sole si tuffa: si tuffa lentamente dal meriggio, scende giù, e il mio spirito risorge! E' ormai stanco della collina infinita. E' dunque troppo greve la corona che porto, questa Corona Ferrea della Lombardia? Eppure scintilla di molte gemme: io che la porto non vedo i suoi lontani splendori, ma sento oscuramente di portare una cosa che abbacina sfolgorando. E' ferro, lo so, non oro. Ed è pure spaccato, lo sento: l'orlo rotto mi tortura talmente che mi pare che il cervello pulsi contro il metallo; ma è d'acciaio il mio cranio, di quelli che nella lotta più micidiale non hanno bisogno dell'elmo".

Mi spiace constatare che questo passaggio di alta poesia, invece di riportarmi alla mente il dantesco "Era già l'ora che volge il desio ai naviganti e intenerisce il core...", mi ha fatto fare riflessioni più terra terra. E cioè: sembra che Mozart abbia pernottato occasionalmente una notte o due a Rovereto Inoltre, com'è noto, in un passaggio del Don Giovanni si accenna al Marzemino, vino che si produce proprio in quel punto della Val d'Adige. Detto e fatto: ogni anno a Rovereto si tiene un Festival mozartiano che richiama un pubblico internazionale. Allora mi chiedo: quale Americano potrebbe permettersi di visitare l'Europa, senza andare a visitare il Duomo di Monza, dove si conserva la famosa Corona Ferrea, citata dal loro sommo poeta? Lo capiranno, o non lo capiranno i Monzesi? Ma è probabile che abbiano altro per la testa. Ancora più terra terra.

Giacomo Correale Santacroce

QUESTO IL TESTO ORIGINALE:
"Yonder, by ever-brimming goblet's rim, the warm waves blush like wine. The gold brow plumbs the blue. The diver sun--slow dived from noon--goes down; my soul mounts up! she wearies with her endless hill. Is, then, the crown too heavy that I wear? this Iron Crown of Lombardy. Yet is it bright with many a gem; I the wearer, see not its far flashings; but darkly feel that I wear that, that dazzlingly confounds. 'Tis iron--that I know--not gold. 'Tis split, too--that I feel; the jagged edge galls me so, my brain seems to beat against the solid metal; aye, steel skull, mine; the sort that needs no helmet in the most brain-battering fight!"

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  19 novembre 2007